nero di venere, il riso alla pesca


Uno dei viaggi che ricordo in particolare è quello in Perù nel 2004, che è stato forse tra i più interessanti, ricco di suggestioni e di emozioni grazie al nostro “sherpa”  Gabriele Poli, un Italiano dal cuore Peruano, che ci ha accompagnato in un percorso unico, con l’intento di trasmetterci l’essenza di una cultura antica e complessa.
Sono stata MALISSIMO!!! Fisicamente intendo, sono stata colpita dal soroche durante il percorso tra Arequipa (2.363 metri di quota) e Chivay (3.150 metri), toccando quasi i seimila metri di altitudine; dopo che altri viaggiatori si erano ripresi dal malessere, durato poco più di ventiquattro ore, io sono stata stroncata da febbre altissima, mancanza di ossigeno e disidratazione. Forse avrei dovuto insistere con il maté di coca! ma non è di questo che voglio raccontarvi.

Un ricordo ricorrente è  legato al villaggio di Picas. A ferragosto si svolgeva la festa della Madonna Immacolata rappresentata da tre statue nella processione che mescolava riti, costumi e maschere, della più antica tradizione pagana a quella religiosa.
La piccola comunità, devota alla Vergine, si accodava alle maschere e insieme percorrevano il perimetro della piazza; umili suonatori accompagnavano i canti e le danze dei gruppi che sfilavano: uomini che camminavano all’indietro per non volgere le spalle alla divinità, al collo avevano appeso un cuore di lustrini tanto grande da occupare il petto; donne con copricapo di piume e paillettes, i volti nascosti da pizzi e vestiti candidi come giovani spose. I colori dell’arcobaleno erano ricorrenti sui costumi e tutto era gioia e malinconia.

Una figura imponente dominava la folla, una maschera importante che rappresentava il male chiudeva il corteo, a simboleggiare la sconfitta del malefico e la sua esclusione dai festeggiamenti; su quel simbolo tutti puntavano lo sguardo.
Non sono stata pronta a ritrarre la maschera che in quel momento scopriva il viso dell’uomo che la indossava, ne sono rimasta colpita per la bellezza, il nero della maschera e della giacca conferivano maggior autorevolezza al demone, come fosse lui in protagonista della giornata.

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E di nero si parla in questa ricetta: il riso venere, elegante e dal particolare sapore trova un accoppiamento di stagione con la pesca.

E’ diventata una buona abitudine, quella di aggiungere la frutta alle preparazioni salate; non sempre l’accostamento produce buoni risultati ma possiamo sperimentare piccole porzioni e trovare l’equilibrio di sapori che ci soddisfano.

Riso Venere alla pesca con erbe aromatiche e pomodori

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Le caratteristiche di questo prodotto sono notevoli, dalle proprietà antiossidanti, ricco di minerali, privo di glutine e e basso indice glicemico adatto al consumo dei malati di diabete.
fonteRiso Venere è una varietà di riso integrale, brevettata da SA.PI.SE. (Sardo Piemontese Sementi), ottenuta attraverso tecniche convenzionali e non biotecnologiche. Nasce nella Pianura Padana quando un ricercatore cinese, in servizio presso il Centro Sperimentale della SA.PI.SE, servendosi di una varietà di riso asiatica messagli a disposizione dall’IRRI (Istituto Internazionale di Ricerca sul Riso, l’ente più importante per la conservazione delle varietà di riso del mondo), realizza un riso che ha le stesse proprietà e caratteristiche del Riso Nero cinese. Il Riso Nero esisteva in Cina da secoli, ma era raro e costoso, perciò solo gli Imperatori e i nobili potevano permetterselo. Dopo una prima fase di selezione, durata alcuni anni, il Riso Nero italiano raggiunge caratteri morfologici stabili e viene battezzato col nome di Venere, la Dea dell’Amore (perché, si dice, abbia proprietà afrodisiache)”.

occorrente per due commensali:
150 gr di riso nero Venere
1 pesca a pasta gialla, grande e soda
6 pomodori datterino
2 cucchiai di yogurt greco
foglie di sedano
erba cipollina
olio extravergine di oliva
fiocchi di sale al naturale Falksalt

  • sciacquo il riso con acqua corrente per due minuti e lo cuocio in tegame con abbondante acqua fredda salata, il tempo di cottura è indicato nella confezione e varia a seconda della qualità del riso; lo scolo al dente e lo verso in un grande piatto, con la forchetta lo spargo  per farlo raffreddare ed evitare che prosegua la cottura e si mantenga al dente, quando sarà freddo lo condisco con un poco di olio
  • scolo lo yogurt con un trito di foglie di sedano ed erba cipollina, affetto i pomodori e la pesca che poi riduco a pezzi più piccoli
  • unisco tutti gli ingredienti e completo con fiocchi di sale

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Una risposta

  1. Mi hai attirata in un mondo tanto magico me lo hai fatto toccare con un dito. Ho condiviso anche il tuo stare male tipico di luoghi cui nn siamo avvezzi.
    ora devo restare con queste emozioni. Alla ricetta penserò in seguito.
    shera mentre fuori piove

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  2. Che bello, Sally mi hai fatto sognare, il racconto, le foto, bellissimo tutto, sei stata male perche’ invece di salire con calma ti sei messa a correre, sii sincera, 😀 la ricetta e’ spettacolare, adoro il riso integrale venere, e’ particolare, provero’ la tua specialita’, baci cara, grazie di questo bel post, l’ho letto due volte guardando bene le foto, ❤ ❤ ❤

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  3. Ci hai catapultati in un altro mondo. 😉
    La ricettina è alquanto insolita, l’abbinamento riso-pesca non l’ho mai provato ma come scrivi tu pian piano si riesce a trovare il giusto equilibrio. I sapori sono molteplici ed è interessante scoprire le combinazioni che si possono raggiungere alternando gli alimenti.
    Mi è molto piaciuto seguirti nel tuo viaggio (‘nnaggia per il malessere che ti ha colpita) e devo dire che raccontare propinando del buon cibo non è arte che appartiene a tutti.
    Le pesche sono ormai agli sgoccioli ma se mi affretto forse riesco a provare questo piatto, la curiosità c’è! 🙂
    un abbraccio dolce Sally
    Affy

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