favette al latte, la torta del compromesso


In una famiglia numerosa come la mia, riusciva difficile conciliare i differenti gusti alimentari. Ognuno di noi aveva delle pietanze preferite e all’interno di queste anche un ingrediente faceva la differenza. Mia madre non variava mai le sue ricette, era una tradizionalista, le ripeteva pari pari ogni volta, ma con l’avanzare dell’età le scappava la mano o forse la memoria la tradiva e qualche volta sostituiva un ingrediente con un altro. Si scatenò un’accesa discussione quando inserì la buccia di limone nella farciture dei suoi memorabili ravioli con menta e ricotta, conditi poi con la salsa di pomodoro. Quella nota fortemente acida non fu gradita ad alcuni dei miei fratelli, che pur criticando non lasciarono il piatto vuoto.
Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda …….

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pane e biscotto, siete segnati!


Se capita che la realtà dei fatti è molto più simile ad una favola; se accade che a stupire è un materiale antico, se succede che l’empatia è immediata …….

C’è una principessa di nome Sara e il suo principe Massimo, vivono in un Cas(t)iello che lui ha tornito con grande maestria;
ogni oggetto ha preso forma dalle sue mani; acero, cedro, ulivo, tanganika, mogano, wengè e okumè sono i legni pregiati che ha usato per realizzare gli oggetti del loro regno, onorando la lunga tradizione dei suoi conterranei.

Ci sono magia e calore nei manufatti e l’armonia delle forme esprime la cura e l’attenzione che Massimo dedica a realizzarle.

“Il legno rivela ogni volta la sua naturale e sempre sorprendente bellezza”

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