Avevo detto che l’avrei abbandonato, ma quando inizio a rigenerarlo, lui si moltiplica e prende possesso del frigorifero.
Questo è il quindicesimo anno che auto-produco il panettone, ho iniziato con la ricetta con lievito di birra, nel tempo sostituito dal lievito madre; ogni anno ho cercato di migliorare la ricetta, a partire dalla farina, il burro, i canditi e l’uva passa.
Oggi posso ritenermi soddisfatta e condividere questa esperienza ma soprattutto ……
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carote e zucca con liquirizia
La casa dei miei genitori è sempre stata un porto di mare, gli amici trovavano sempre la porta aperta.
Mi manca quell’atmosfera che è tipica del Sud, l’uso di far visita agli amici senza preannunciare l’arrivo; lo squillo del campanello era la nota d’inizio della festa, i cibi semplici da condividere, il vino rosso con la gassosa e la convivialità ci univano.
pane e farina, la dedizione
Ad accogliermi c’era Emilio che mi ha mostrato con orgoglio le fasi del processo di lavorazione dei cereali; una lezione interessante che racconta il grande lavoro ma soprattutto la vita e l’emozione di chi ha scelto di amare la terra e ad essa dedica le proprie energie.
io, Slow Food e il lievito madre
Buongiorno!!
Oggi ho una grande notizia che posso finalmente condividere con voi, la data è certa!
Giovedì 16 maggio parlerò del lievito madre e preparerò del pane casalingo, un laboratorio che coinvolgerà i partecipanti.
Dopo la lezione cucinerò un pane ripieno di carciofi e patate che servirò a gli ospiti che si tratterrano per la cena.
Grazie a Slow Food di Fiumicino, con cui collaboro a Carmine che mi ospiterà nel suo ristorante e all’Azienda Agricola Poggi sponsor ufficiale, tutto questo sarà possibile.
Ti invito a partecipare e a visitare il sito di Slow Food, il programma per la stagione primaverile è molto interessante.
Da piccola, quando giocavo con i bambinetti del quartiere, dopo aver esplorato il territotio a caccia di bisce e cavallette, arrivava il momento della merenda.
Non sempre le mamme avevano la pazienza di venire a riprenderci, era difficile immaginera dove ci eravamo nascosti.
Nella zona dove abitavo, erano presenti fortificazioni militari costruiti a partire dal 1936, la più grande è quella della batteria antinave “Carlo Faldi”.
Il fortino più vicino casa era di modeste dimensioni ma non per noi nanerottoli, che riuscivamo ad entrare attraverso la feritoia; l’interno era due metri circa di diametro e un metro di altezza, che oscuravamo utilizando il cartone che ci isolava dal pavimento in cemento. Qesto rifugio era un vero laboratorio di vita, potevamo progettare e costruire i nostri carrelli di legno muniti di cuscinetti a sfera (grazie alla manolesta di alcuni componenti della banda, me compresa), scambiarci le figurine e litigarci le biglie.
Dentro quella piccola costruzione tappezzata di cartone, feci i miei primi passi da chef.
Queste erano le merende che preparavo, semplici e genuine a chilometro zero!!
Foglie di gerani con acetosalla e fiori di cardo selvatico, ma quello che avrei voluto far mangiare alle mie cavie era il cocomero asinino, non fui incoraggiata a tentarci, era già un’impresa convincerli ad assagiare quegli intrugli figuratevi presentare quel frutto peloso e spinoso.
Un giorno lancia la brillante idea di accendere un fuoco dentro il fortino, forse il cocomero arrosto sarebbe stato invitante e avrei avuto il mio momento di gloria. Non è andata a finre così!! Il fuoco non si accese, i legnetti erano umidi e fecero tanto fumo, non so se sia stato peggio rischiare di morire soffocati o avvelenati!
Per fortuna era l’ora della merenda e una delle mamme era venuta a cercarci e ci trovò. Le punizione fu quella di non poter uscire di casa e frequentare gli amichetti, non fu così grave per me perchè potevo ancora pasticciare e creare nuove merende.
Ora che mi sono esposta con questo racconto (il mio avvocato che legge le bozze dice che non sono perseguibile), non provi la curiosità di venire a provare quello che ti cucinerò? Vuoi sapere i miei compagnucci che fine hanno fatto? Se gioved’ 16 maggio sarai all’appuntamento, ti dirò di loro.
E la pasta madre? La vedrai all’opera, ti insegnerò a prepararla e custodirla.
E Slow Food? Ancora non lo conosci? Un motivo in più per partecipare!!
la colomba fa festa, chi si unisce?
Io per prima! Dove c’è festa voglio esserci presente con tutta me stessa.
Cosa ci vuole per festeggiare? La notizia che mio fratello è finalmente andato in pensione, un amico che ha realizzato il suo progetto, una giornata di sole, aver ritrovato un’amica, non aver perso le chiavi di casa o della macchina, quando il tuo compagno rientra a casa e il primo gesto che compie è baciarti.
Sono infiniti le occasioni per trasformare una notizia in solennità, se riesci a gioire delle vittorie altrui senza aspettare che sia il calendario a decidere.
Allora preparo un colomba che voglio farti assaggiare, mordila e raccontami cosa vuoi festeggiare.
L’origine di questo dolce non è molto lontana, nasce da un’esigenza industriale di realizzare un prodotto che somigliasse al panettone. L’azienda Motta di Milano creò questo prodotto di pasticceria legandolo alla Pasqua.
colombina bella con lievito madre
premessa: per realizzarla ho diviso il lavoro in tre stadi ognuno con il suo tempo di lievitazione;
- se utilizzi lievito di birra, i tempi di riposo per la lievitazione saranno dimezzati;
- se fai l’impasto a mano o con le fruste, dovrai battere (sculacciare) per 5 minuti l’impasto dopo che avrai unito l’ultimo ingrediente;
- questa preparazione risulterà poco dolce, ma secondo i miei gusti è perfetta; puoi variare nel secondo stadio la dose dello zucchero a velo da 20 a 100 grammi
- forno a 180° se ventilato, a 200° se statico
prepara il lievito madre che avrai rinfrescato cinque volte in una settimana
occorrente per la colomba da 1 chilo:
– stadio UNO
200 gr farina di forza – 150 gr farina 0
3 cucchiai di yogurt intero bio – 1 uovo – 2 tuorli
75 gr burro morbido a temperatura ambiente
90 gr zucchero
100 gr lievito madre pronto
120 gr latte a temperatura ambiente
1 cucchiaino di miele
– se usi la planetaria inizia con il gancio a velocità minima e segui nell’ordine questo procedimento, unisci gli ingredienti uno per volta e aspetta che siano incorporati nell’impasto
- sciogli il lievito madre nel latte, versa il miele, l’uovo e tuorli, le farine e lo zucchero setacciati e fai amalgamare bene
- unisci il burro a piccole dosi e impasta per 10/15 minuti, l’impasto risulterà colloso, metti a lievitare da 10 a 12 ore per far triplicare di volume
– stadio DUE
50gr farina di pistacchio Bacco ( o se preferisci 20gr mandorle tritate finemente)
100 gr canditi tritati o a cubetti
20 gr zucchero a velo (100gr)
2 gr sale – 1 tuorlo – 20 gr burro
semi di 1/2 stecca di vaniglia
- prendi l’impasto e unisci gli ingredienti seguendo l’ordine del primo stadio, fai incordare la pasta e metti a lievitare per 30/40 minuti
- versa l’impasto nella forma di carta della colomba, presta attenzione a far scendere l’impasto su tutto lo stampo, fai lievitare per 4 ore, deve arrivare a filo del bordo dello stampo
- – copertura con glassa
40 gr zucchero
20 gr albume
20 gr mandorle a scagliette - – copertura con frutta secca:
una manciata di mandorle intere e spellate
una manciata di mandorle a scaglie spellate
zucchero a velo e granella di zucchero
– satadio TRE
- prepara la glassa di copertura, con la frusta batti lo zucchero e l’albume senza montarlo
- poco prima di infornare versa la glassa, aiutati con un pennellino e stendi delicatamente su tutta la superficie;
- copertura frutta secca: distribuisci le mandorle, lo zucchero a granella e a velo setacciato
- inforna per 40 minuti circa, verifica prima di sfornare facendo la prova dello stecchino – a cottura avvenuta fai raffreddare per 24 ore sopra una griglia per favorire l’evaporazione dell’ umido.