Da qualche mese sono infortunata e di recente costretta a indossare un tutore al polso sinistro con la diagnosi di tendinopatia di De Quervain.
Come è successo? Naturalmente facendo free climbing ……. no, volevo dire durante un incontro di fioretto …… anzi no, al mare mentre praticavo il kitesurfing 😉
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‘a caccavella con patate e provola
Cantava Nino Taranto
…….
Dimme, dimme, chi t’ha fatto,
chi ha commesso stu delitto…
Io só’ cotto, só’ stracotto:
faccio ll’uocchie ‘e pesce fritto!…
Pure ‘a notte, dinto lietto,
mm’arrevoto, zompo e scatto…
Io pe’ te mme comprometto!
Parola d’onor…
Parola d’onor!…
moscardini e patata, polpetti e polpette
In passato ho sempre usato con moderazione il telefono, cosa che attualmente non mi è possibile a causa dell’aumento dei miei impegni e
a causa della compagnia telefonica che mi bombarda con allettanti promozioni, duplici messaggi con lo stesso testo e telefonate, per invitarmi a non perdere l’occasione di attivare nuovi servizi. Ammetto di interessarmi molto poco alle dinamiche della telefonia mobile e delle sue applicazioni, ma quando l’operatrice mi espone (legge la tiritera) l’offerta, io accetto e mi concentro sulla domanda: lei mi assicura che non si rinnoverà automaticamente?
baccalà con patate, piatto unico
La tradizione del baccalà è nota, questo piatto ha raggiunto le tavole di tutta italia ed è presente anche in altri paesi; alcune tra le numerose variazioni le conosciamo, altre sono ancora da proporre.
Nella tradizione veneta, le ricette del “bacalà alla vicentina” e “bacalà mantecato”, sono realizzate con lo stoccafisso; questo può generare confusione, entrambi partono dalla lavorazione del merluzzo; la differenza è che per lo stoccafisso che viene essicato, si usa solo il merluzzo artico norvegese ed è legato alla pesca stagionale nei mesi tra febbraio e marzo/aprile nel nord della Norvegia; mentre per il baccalà, che attraversa un processo di salatura, si impiegano anche altri tipi di merluzzo che non dipendono dalle condizioni climatiche, perciò viene prodotto tutto l’anno.
io, Slow Food e il lievito madre
Buongiorno!!
Oggi ho una grande notizia che posso finalmente condividere con voi, la data è certa!
Giovedì 16 maggio parlerò del lievito madre e preparerò del pane casalingo, un laboratorio che coinvolgerà i partecipanti.
Dopo la lezione cucinerò un pane ripieno di carciofi e patate che servirò a gli ospiti che si tratterrano per la cena.
Grazie a Slow Food di Fiumicino, con cui collaboro a Carmine che mi ospiterà nel suo ristorante e all’Azienda Agricola Poggi sponsor ufficiale, tutto questo sarà possibile.
Ti invito a partecipare e a visitare il sito di Slow Food, il programma per la stagione primaverile è molto interessante.
Da piccola, quando giocavo con i bambinetti del quartiere, dopo aver esplorato il territotio a caccia di bisce e cavallette, arrivava il momento della merenda.
Non sempre le mamme avevano la pazienza di venire a riprenderci, era difficile immaginera dove ci eravamo nascosti.
Nella zona dove abitavo, erano presenti fortificazioni militari costruiti a partire dal 1936, la più grande è quella della batteria antinave “Carlo Faldi”.
Il fortino più vicino casa era di modeste dimensioni ma non per noi nanerottoli, che riuscivamo ad entrare attraverso la feritoia; l’interno era due metri circa di diametro e un metro di altezza, che oscuravamo utilizando il cartone che ci isolava dal pavimento in cemento. Qesto rifugio era un vero laboratorio di vita, potevamo progettare e costruire i nostri carrelli di legno muniti di cuscinetti a sfera (grazie alla manolesta di alcuni componenti della banda, me compresa), scambiarci le figurine e litigarci le biglie.
Dentro quella piccola costruzione tappezzata di cartone, feci i miei primi passi da chef.
Queste erano le merende che preparavo, semplici e genuine a chilometro zero!!
Foglie di gerani con acetosalla e fiori di cardo selvatico, ma quello che avrei voluto far mangiare alle mie cavie era il cocomero asinino, non fui incoraggiata a tentarci, era già un’impresa convincerli ad assagiare quegli intrugli figuratevi presentare quel frutto peloso e spinoso.
Un giorno lancia la brillante idea di accendere un fuoco dentro il fortino, forse il cocomero arrosto sarebbe stato invitante e avrei avuto il mio momento di gloria. Non è andata a finre così!! Il fuoco non si accese, i legnetti erano umidi e fecero tanto fumo, non so se sia stato peggio rischiare di morire soffocati o avvelenati!
Per fortuna era l’ora della merenda e una delle mamme era venuta a cercarci e ci trovò. Le punizione fu quella di non poter uscire di casa e frequentare gli amichetti, non fu così grave per me perchè potevo ancora pasticciare e creare nuove merende.
Ora che mi sono esposta con questo racconto (il mio avvocato che legge le bozze dice che non sono perseguibile), non provi la curiosità di venire a provare quello che ti cucinerò? Vuoi sapere i miei compagnucci che fine hanno fatto? Se gioved’ 16 maggio sarai all’appuntamento, ti dirò di loro.
E la pasta madre? La vedrai all’opera, ti insegnerò a prepararla e custodirla.
E Slow Food? Ancora non lo conosci? Un motivo in più per partecipare!!
totani, patate e ceci, mai più senza farro
Educare il palato a gustare nuovi abbinamenti è un gioco al quale non saprei rinunciare.
Assaggiare non è solo un verbo ma un invito suadente a incominciare un percorso per avvicinarmi ad un nuovo sapore, da interpretare e acquisire.
Il vocabolario dei sapori si arricchisce e cresce con me, mi guida e mi sostiene anche quando inciampo in improbabili proposte di accostamenti come cioccolato e limone!! Il mio palato aveva provato a scoraggiarmi, non gli ho datto retta e mi sono fatta malissimo!!! A volte dovrei concedermi di essere prevenuta, la sopravvivenza non è cosa da poco.