Quando ho sentito nominare per la prima volta le Marche avevo poco più di sei anni e ancora non andavo a scuola, i confini territoriali del mio piccolo mondo si estendevano da casa fino all’argine paludoso includendo la strada, la bottega della signora Ginetta, la latteria e il piccolo bar di Gigi. Erano per me tutti luoghi di divertimento tranne che da Ginetta: piccolo emporio alimentare che lei vigilava dall’alto del bancone che aveva la pedana rialzata e le permetteva di dominare l’ambiente nonostante il suo metro e venti di altezza. Usuraia e malfidata, concedeva credito ma solo su alcuni prodotti alimentari che vendeva a caro prezzo, tra i quali il pecorino era al primo posto seguito da altri formaggi e insaccati territoriali; il pregiato formaggio aveva due linee di vendita: polpa intera con poca crosta da mangiare col pane e grattugiato che invece comprendeva in prevalenza la crosta scartata e ben poca polpa.
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carciofi, una star a tavola
Non sono cresciuta con i poster appesi alle pareti della mia stanza, i cantanti e gli attori che mi piacevano li ho sempre visti per quello che erano e sono, li ammiro ma non li ho mai idolatrati, non mi sono strappata i capelli per loro nè me ne sono innamorata. Almeno in questo ho i piedi ben saldi a terra 😀
Mi piace fantasticare per evadera la realtà quando si presenta sotto forma di avvenimenti difficili, da gestire e da comprendere, ma quando sogno lo faccio in Grande, mica briciole!
Atterrare con l’elicottero nella mia spiaggia preferita, essere invisibile, volare, possedere una casa in ogni parte del mondo che mi è piaciuto visitare, trasformare le persone in oggetti e gli oggetti in persone e avere una giornata di millissime ore per realizzare tutto questo 😀 poi ci sono altri sogni, più vicini alla reltà che potrebbero anche avverarsi.
zuppetta di zucca e verza con Ubaldino in doppia cottura
Quanto è faticoso riprendersi dopo una vacanza, tutte le energie dedicate al viaggio sembrano venir meno quando si fa rientro alla quotidianità: maggiore è il piacere dei luoghi visitati, tanto più difficile è dimenticarli. Mi sono consolata con un dolce che avrebbe dovuto placare la nostalgia di quei luoghi, ma il suo benefico effetto è stato di breve durata: avevo bisogno di nuovo carburante per ritrovare la mia verve e ci sono riuscita grazie a i “latti da mangiare” della Fattoria Il Palagiaccio, un vero toccasana!
Non conoscevo i prodotti di questo caseificio, oggi posso dire che almeno uno l’ho assaggiato e mi sono trattenuta dal divorarlo; perchè mi piace dare del “tu” al cibo e stabilire un’intima confidenza con il suo gusto, per non dimenticarne il sapore e archiviarlo in un punto ben preciso del palato. Mi piace anche conoscere altri produttori di territori che non sono il mio, o dovrei dire i miei essendo sarda di nascita e romana di adozione 🙂 , questo contest mi da l’opportunità di farlo con la mia ricetta e di sostenere Il Palagiaccio con la sua iniziativa.
Lo sai che in cucina uso solo prodotti di stagione e non ammetto trasgressioni 😉 perciò inizio a presentarti la ricetta: